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Nel mese di maggio del 2018, in occasione dei festeggiamenti cataldiani, è stata allestita una mostra presso la Galleria Comunale del Castello Aragonese di Taranto. Questa, organizzata dalla fotografa Anna Svelto, ha consentito di documentare il restauro della Basilica della Natività a Betlemme, avvenuto dal 2013 al 2018. Il principale elemento di interesse è la serie di colonne situate nella navata centrale, e, in particolare, la colonna con l’icona di San Cataldo, patrono della città di Taranto. Essa ricopre un ruolo fondamentale in quanto importantissima per risolvere il dilemma del passaggio della Via Francigena a Taranto: infatti era già stata oggetto di studi negli anni ‘70, ma le pessime condizioni in cui si trovava non ne hanno consentito un’analisi approfondita. Il risultato è stato uno splendido reportage che ha permesso di conoscere le varie fasi di restauro ed il relativo studio con fonti ed altre immagini presenti nella suddetta chiesa. Nello specifico, riportiamo le stesse parole della dott.ssa Svelto:
“C’è il cuore di Taranto a Betlemme nella Basilica della Natività, luogo dove la tradizione vuole che sia nato Gesù. Sono partita per un viaggio di pace e di incontri con i palestinesi ma ho riservato l’ultimo giorno alla Basilica di San Cataldo di cui mi aveva parlato Carmine De Gregorio.
Ho avuto conferma di essere al cospetto di San Cataldo dai restauratori italiani dell’impresa del dott. Gianmarco Piacenti che dal settembre 2013 è impegnata nel risanamento di tutta la Basilica e che, proprio in questo periodo, sta lavorando al ripristino delle colonne. L’immagine del Santo si colloca subito dopo quella della Madonna ed il Bambino e quella di San Giovanni Evangelista, quindi in posizione privilegiata e molto vicina all’altare. La tecnica usata dai pittori è la decorazione ad encausto, antica tecnica pittorica greco-romana, in questo caso realizzata su marmo. Nell’encausto i pigmenti, mescolati a cera punica bollente, sono stesi sul supporto con un pennello o una spatola e poi fissati a caldo con arnesi di metallo chiamati cauteri. La raffigurazione appare nella parte superiore della colonna e si sviluppa per circa un terzo della sua altezza. San Cataldo indossa una tunica sormontata dalla penula e questa dal pallio. Con la destra benedice, con l’indice e medio alzati, con la sinistra tiene il bastone pastorale sollevato in alto. Porta in capo la mitra, mentre il viso è completamente scomparso. Ai piedi del Patrono compaiono dei simboli araldici di cavalieri, scritture beneventane e le effigi di due saraceni, mentre i simboli della parte inferiore sono stati consumati nei secoli dalle mani dei fedeli. La colonna è sormontata da un raffinato mosaico rappresentante gli Angeli.
Una volta tornata in Italia, ho ricostruito dal mio archivio fotografico un percorso documentale sui lavori di restauro dal 2013 al 2018.
Sono onorata di aver portato questa rappresentazione inedita di San Cataldo a Taranto. Oggi il dipinto, che sino a ieri era poco visibile perchè annerito dal fumo delle candele accese dai devoti nei secoli, appare nello splendore originario del XII secolo.
Dedico questa mostra alla bellissima città di Taranto, la “Taranto bella”, la “Taranto azzurra” di Alda Merini, e a tutti i tarantini che l’amano, la difendono tra mille difficoltà, credono in un futuro migliore e combattono ogni giorno per realizzarlo.”
“C’è il cuore di Taranto a Betlemme nella Basilica della Natività, luogo dove la tradizione vuole che sia nato Gesù. Sono partita per un viaggio di pace e di incontri con i palestinesi ma ho riservato l’ultimo giorno alla Basilica di San Cataldo di cui mi aveva parlato Carmine De Gregorio.
Ho avuto conferma di essere al cospetto di San Cataldo dai restauratori italiani dell’impresa del dott. Gianmarco Piacenti che dal settembre 2013 è impegnata nel risanamento di tutta la Basilica e che, proprio in questo periodo, sta lavorando al ripristino delle colonne. L’immagine del Santo si colloca subito dopo quella della Madonna ed il Bambino e quella di San Giovanni Evangelista, quindi in posizione privilegiata e molto vicina all’altare. La tecnica usata dai pittori è la decorazione ad encausto, antica tecnica pittorica greco-romana, in questo caso realizzata su marmo. Nell’encausto i pigmenti, mescolati a cera punica bollente, sono stesi sul supporto con un pennello o una spatola e poi fissati a caldo con arnesi di metallo chiamati cauteri. La raffigurazione appare nella parte superiore della colonna e si sviluppa per circa un terzo della sua altezza. San Cataldo indossa una tunica sormontata dalla penula e questa dal pallio. Con la destra benedice, con l’indice e medio alzati, con la sinistra tiene il bastone pastorale sollevato in alto. Porta in capo la mitra, mentre il viso è completamente scomparso. Ai piedi del Patrono compaiono dei simboli araldici di cavalieri, scritture beneventane e le effigi di due saraceni, mentre i simboli della parte inferiore sono stati consumati nei secoli dalle mani dei fedeli. La colonna è sormontata da un raffinato mosaico rappresentante gli Angeli.
Una volta tornata in Italia, ho ricostruito dal mio archivio fotografico un percorso documentale sui lavori di restauro dal 2013 al 2018.
Sono onorata di aver portato questa rappresentazione inedita di San Cataldo a Taranto. Oggi il dipinto, che sino a ieri era poco visibile perchè annerito dal fumo delle candele accese dai devoti nei secoli, appare nello splendore originario del XII secolo.
Dedico questa mostra alla bellissima città di Taranto, la “Taranto bella”, la “Taranto azzurra” di Alda Merini, e a tutti i tarantini che l’amano, la difendono tra mille difficoltà, credono in un futuro migliore e combattono ogni giorno per realizzarlo.”
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Ex voto e reperti: testimonianza cultuale dei pellegrini a TarantoDal tesoro della Cattedrale a S. Michele, San Cosimo e Damiano, San Vito
La sontuosità ed il pregio artistico degli oggetti selezionati consentono di avvalorare l’ipotesi che Taranto fosse un reale centro di pellegrinaggio.
Altri reliquiari, tele, statue ed ex voto conservate all’interno del MuDi (Museo Diocesano di Arte Sacra, presso Ex Seminario Arcivescovile) confermano questa teoria, in quanto dimostrano obiettivamente la forte devozione soprattutto nei confronti del culto di San Michele (con la relativa via Micaelica), di San Cosimo e Damiano (culto associato sia iconograficamente sul colonnato della Basilica della Natività a Gerusalemme, sia al ben più noto santuario di Oria) e di San Vito (reliquiario proveniente dell’omonima abbazia Basiliana attualmente distrutta). |
Le schede del Museo
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Immagini tratte dal catalogo del MuDi (diritti riservati agli autori)
Crocetta aurea opistografa di San Cataldo Reliquiario di San Vito Sculture dei Santi Cosimo e Damiano |
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